La Storia di Colognora



Il 29 agosto 828 Alirando del fu Aliperto, insieme ad altri beni, assegnò alla chiesa di S. Stefano di Villa Roggio da lui fondata una casa a Colognora sopra Roggio e una selva di castagni, sempre in Colognora, nel luogo detto Praccle.
Fino dall’Alto Medio Evo e con molte probabilità dall’epoca della colonizzazione romana, a cui il paese deve il nome (Colognora da “coloniola”, cioè piccola colonia), vaste plaghe delle circostanti montagne erano coperte di castagni.
Rinomati per la qualità del legno, adatto ad ogni uso e resistentissimo all’insidia del tempo per l’alta percentuale di tannino che contiene, ammantavano di verde l’intera valle.

Nei camini bruciavano i ciocchi, nei fornelli il carbone; le famiglie potevano scaldarsi come volevano e vincere così i rigori dell’inverno.
Bollita nell’acqua o arrostita sul fuoco la castagna costituiva un invito per quanti amavano festeggiare gli ultimi raccolti e l’arrivo dell’autunno con il vin nuovo e i frutti della selva.

Se trasformata in farina rivelava poi ogni sua virtù: diveniva pane, calore, dolcezza fragrante, energia, profumo di casa. Per questo gli antichi le affidarono ogni giorno il compito di rendere la tavola saporita e fumante.
Una storia quella del castagno che non finirà mai di essere raccontata, in particolare a Colognora dove la tradizionale coltura è perpetuata dalla presenza di numerose selve e da un Museo che di questa pianta fa il suo motore e la sua ragione di essere.
La medesima cosa si può dire del centro abitato e della vicina campagna, coinvolti a rispettare come un tempo la presenza dei mulini, dei metati e delle capanne di paglia.

Si è capito a Colognora che la consuetudine millenaria di una popolazione intorno a una perenne sorgente di vita meritava amore, ricerca, volontà di raccogliere tutto ciò che si stava perdendo, che bisognava fare delle classificazioni, mettere ordine fra oggetti e strumenti talora ricercati e raffinati, accorparli secondo criteri che non esulassero dalla realtà locale e dai suggerimenti che essa poteva fornire.

All’inizio del paese, entro vecchie stanze adeguatamente restaurate, Angelo e Roberto Frati con fede e spirito di sacrificio sono riusciti a creare una ricca sintesi di ciò che il castagno ha sempre rappresentato per la popolazione della zona.
Due i temi affrontati: l’utilizzazione del legno e l’alimentazione.
Gli oggetti esposti offrono al visitatore una fedele ricostruzione degli usi domestici e degli ambienti ispiratori del progetto, e una collocazione dei reperti pensata come inscindibile sintesi tra impegno espositivo e materia trattata.
Colognora è un reticolo di lastricati e di case con scalette, logge, archi, altane e recinti d’orti posti al riparo di antiche mura.
La pietra uniforma l’ambiente, perpetuando in ogni angolo, anche il più degradato o il meno rispettato, la solidità del suo impianto urbanistico.
I palazzi, soprattutto quelli dei Mattei, dei Ricci, degli Orsi e dei Menconi, rispecchiano fin dall’inizio dell’abitato l’austero costume di vita degli antichi proprietari.
La loro signorilità, evidenziata dai portali, dai davanzali e dagli stipiti delle finestre lavorati a scalpello, in stretta simbiosi con giardini e corticelle serba intatto il senso di riservatezza di un mondo geloso della sua intimità.

Al centro del paese domina con il campanile la chiesa di S. Caterina e S. Michele. Fu costruita come oratorio pubblico nel 1457 dopo che gli abitanti di Castel Roggio, per la frana che aveva reso inabitabile il loro paese, si erano uniti a quelli di Colognora.

Nella seconda metà del XVI secolo l’oratorio fu abbattuto e sorse la nuova chiesa, che ebbe nel 1575 il fonte battesimale ed ereditò dalla precedente l’acquasantiera in pietra ricca di decorazioni, il tabernacolo civitalesco, la pala della Madonna col Bambino fra Santi. Sono invece dei due secoli successivi gli affreschi del coro, i paliotti in stucco dipinto degli altari, l’organo, le tele del Crocifisso e della Madonna del Soccorso.

Fra tutte queste opere, rimaste a corredo della chiesa fino ad oggi, merita un particolare accenno la pala absidale avanti ricordata, raffigurante la Madonna col Bambino e S. Caterina d’Alessandria fra l’Arcangelo Michele e i Ss. Simone e Giuda Taddeo (a sinistra), e i Ss. Giovanni Battista, Paolino e Pietro (a destra). Incorniciata da un’ancona cinquecentesca in legno intagliato e dorato è sormontata da una lunetta con l’Eterno Padre fra due Cherubini. In basso posa su di una predella che presenta al centro la Deposizione dalla croce e sui lati, a caratteri latini, i nomi dei due operari della chiesa che commissionarono l’opera, quello del pittore, Simone Carretta da Modena, e l’anno di esecuzione: 1538.

Guglielmo Lera

Chiesa di Colognora

Il documento più antico nel quale compare il nome Colognora è una pergamena dell’Archivio Arcivescovile di Lucca datata 29 agosto 828. Questo documento, che ha come riferimento diretto la chiesa di Villa a Roggio, si riferisce indirettamente anche al nostro paese.

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Beim Besuch des Museums ‘Del Castagno’ von Colognora Val di Roggio fühlt man sich in die Vergangenheit zurückversetzt.

Alte Bräuche, Lebensgewohnheiten und –umstände, die das tägliche Leben der ansässigen Bewohner für ein Jahrtausend darstellten, werden hier dem Besucher auf eindrucksvolle Weise verständlich gemacht.

Das ausgestellte Material dokumentiert überzeugend die Bedeutung die vor allem die Kastanie oder Marone sowohl als Nahrungsmittel als auch als Rohstoff zur Herstellung von hauswirtschaftlichen Gegenständen oder Arbeitsgeräten für die Bevölkerung in dieser Region hatte.

Die ausgestellten Gegenstände wie Hausrat der zur Verarbeitung der Kastanien benutzt wurde, Arbeitsgeräte, Werkzeuge, Kunstgegenstände usw. sind in gut konserviertem Zustand.

Mit einem Wort, der Besucher findet hier eine liebevoll erhaltene Umwelt mit ihren mittelalterlichen Winkeln von einfacher Schönheit wieder. Wenn Sie noch besser die ‘Kastanienkultur’ verstehen wollen, wandern Sie durch den kleinen Ort oder die umliegenden Wälder.

Sie sind ein lebendes Museum.
Das Museum ist am Wochenende nachmittags geöffnet oder nach vorheriger Anmeldung.

It is not easy to verbalise the sansations we have when we visit a place which is an exact replica of our past history.
That which is the most surprising is the magic of being able to ex-perience a pace which today would be inconceivable; the habitats and traditions which shaped the lives of many men for a millenium.

This is exactly what happens when we visit the Museo del Castagno di Colognora Val di Roggio which has been setup in one of the old buildings in the town.

In the museum we can fully appreciate the importance that the chestnut had both as a food product as well as a raw material used to make objects and implements for everyday living and working.

The visitor will see rooms which have been lovingly preserved, beautiful medieval settings of sombre beauty, perfectly preserved household items used for processing the chestnut: instruments, knick knacks, works of art, objects of various types.

The museum is open weekend afternoons or by appointment.

In addition to visites to the museum, various itineraries can be planned which will allow the visitor to visit the town and nearby woods where one can experience first hand the ‘civilization’ of the chestnut.

Wie Colognora binnenstapt, vliegt terug naar een geheel andere tijd. In dit afgelegen dorp van zeventig inwoners in de Val di Roggio ontwikkelde zich in de voorbije jaren het Kastanjemuseum.

In zijn boek ITALIA MIA (Lannoo 2003) schrijft de Vlaamse reisjournalist Herman Cole over
de initiatiefnemer, zijn vriend Angelo Frati: ‘...Met medewerking van al de zijnen probeert hij het Colognora van zijn vader op de kaart te houden. Als een dorp met een hart. Met zo weinig mogelijk aluminium aan ramen en deuren... Zijn grootste verwezenlijking is ongetwijfeld het “Museo del Castagno”, waar uitgebreid wordt getoond hoe die boom en die vrucht voor de bewoners vroeger Alles betekenden. De mensen aten kastanjes in elke mogelijke vorm en vertimmerden de boom tot huizen en stallingen. De beesten sliepen op een bed van hun takken en voedden zich met de bladeren.
In de bossen werd houtskool geproduceerd. Een slechte kastanjeoogst betekende hongersnood en ellende. In de voormalige pastoorswoning verzamelde Angelo alles wat maar enigszins kon bijdragen tot de kennis van deze boom...’.

  Het museum is tijdens het weekend en op feestdagen elke namiddag open. Na afspraak zijn ook andere bezoekuren mogelijk. Door en rond het dorp lopen wandelroutes die bijdragen tot de verdere ontdekking van de kastanjecultuur.

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